1)
O Matese, giogaia di monti,
con pianori e vallate profonde,
con i laghi, le gole e le forre:
Quale mano ti seppe comporre?
Tu da secoli sfidi intemperie,
molto spesso ti copre la neve,
tante volte in te ulula il vento
ma rimani col tuo portamento.
In te vissero popoli antichi,
Gente fiera, di stirpe sannita,
con te vive da sempre la storia
di cui in grembo conservi memoria.
Ti ricordi le guerre romane?
Le battaglie per l'autonomia?
Quanti eserciti ti attraversarono,
quanti morti in te abbandonarono?
Tu vedesti alterne vicende,
vigilasti sui giovani Pentri;
raccogliesti le lacrime calde
riversate in tante tue falde.
Tu sei ricco di centri vetusti
come Alife più antica di tutti,
in te vivono luoghi remoti
sopravvissuti a più terremoti.
Nei tuoi monti castelli e torrioni
si conservano come bandiere,
sono il simbolo più reale
della tua storia medioevale.
In te sorsero monasteri
antri e grotte adibiti a preghiera.
Ti raggiunsero nella nuova era
Profeti del Vangelo, a raggiera.
Ed Alife fu cattedra antica
del messaggio voluto da Cristo,
fu Severo il primo tuo Antistes
come leggesi dall'epigrafista.
o Matese, passarono i secoli
e ancor oggi in te corre la vita.
Nel tuo seno trovano alloggio
numerosi paesi di poggio.
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2)
Nella piana del fiume Torano
si distende Alife romana.
Piedimonte Matese s'aggrappa
a tre monti che fanno da cappa.
Poi si estende verso la piana
cittadina moderna, esemplare.
S'è adornata del tuo antico nome
per le balze che fanno da addome.
C'è Castello Matese a ridosso,
con il Cila che accanto s'affaccia,
Monte Muto con il campanile
e l'eremo ch'è il suo monile.
Poi più su, su di un poggio irreale,
sorge e guarda S. Gregorio Matese
la vallata, il Volturno ed il piano:
E' da secoli tuo cortigiano.
Tra i più antichi paesi racchiudi
Valle Agricola etrusco - romana,
con la Torre e la Terra d'attorno
tutta chiusa da monti a contorno.
C'è Letino accostato a un ciglione
col Castello che fa da bastione,
con il Lete che scorre nel piano
ed il Lago color zafferano.
Lungo il Lete, il rio dell' oblio,
nasce Prata Sannita munita
del Castello dei Conti Pandone,
di Venafro ricca accessione
e Pratella che ancora conserva
sul suo poggio l'antico borgo,
poi s'adagia lungo le rive
del suo fiume, sempre più vive.
Il Volturno volteggia ai tuoi piedi,
ti divide dalla piana campana,
ti ha difeso, o Matese, ma ormai
esso scorre negletto semmai.
Ma dai colli si affacciano ancora
Ailano, l'antica Ebuziana,
che, col Cingla romito, t'osserva
e ricordi lontani conserva,
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3)
Raviscanina nell'arco incavato
delle balze, lì sotto al Castello,
cicaleccia e forse ti occhieggia,
O Volturno, e poi ti corteggia.
Sant'Angelo d' Alife romana
sorge all'ombra del castro normanno,
si distende ridente e sinuosa
e talvolta fa la sciantosa.
Affacciano, invece, sul Sava
i due borghi dirimpettai.
Ciorlano su in alto arroccato
come falco lassù abbarbicato.
Fontegreca di fronte vagheggia
d'esser come una damigella,
contornata da vari cipressi
alla Vergine pur circonflessi.
O Volturno, a breve distanza,
Capriati a Volturno s'adagia,
col castello che lo sovrasta
Ti intravede quel tanto che basta.
Là sui monti vèr Monteroduni
sorge Gallo Matese lontano
con il lago, il verde e le brune
case antiche ove s'usan le crune.
San Potito Sannitico, sai,
fu un bel centro termale romano.
Ancor oggi in esso permane
di quel tempo qualche bel barbacane.
Gioia Sannitica appare graziosa
nella plaga in cui si protende,
con rioni ed alpestri frazioni
che ci tengono ai lor pizzardoni.
Assolato o sferzato dal vento,
coperto da nuvole o neve,
su te vigila, come un ducetto,
o Matese, il canuto Miletto.
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Piedimonte Matese, 08 settembre 2001
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da "Coriandoli" poesie 2,
di Luigi Cimino, anno 2002.
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